L’essere umano si realizza nel profondo mentre lavora, mentre crea. Ecco perché l’etica è alla base di un sano sviluppo economico.
Etica e responsabilità, principi alla base di ogni società civile, rappresentano un’esigenza irrinunciabile per un vero rispetto del lavoro.
Sono condizioni essenziali per l’esercizio di ogni attività economica.
Credito, capitale e regole devono essere organizzati in un sistema di equilibrio finalizzato, sì, allo sviluppo economico ma, contemporaneamente, diretto ad esaltare il contributo indispensabile delle persone.
È ormai ampiamente condivisa la valutazione che vede questa crisi, unica per intensità e durata, come l’epilogo di una gravissima involuzione del sistema finanziario: l’illusione che la finanza speculativa fosse un’efficace creatrice di benessere, più facile e veloce di lavoro e attività manifatturiera.
Le illusioni giocano brutti scherzi e l’errore è stato fatale.
La distanza tra sfera sociale ed economia, tra lavoro e creazione di ricchezza, ha accreditato falsi convincimenti. Si è giunti a credere che non occorra lavorare per arricchirsi. Addirittura,che sia giusto raggiungere il traguardo della prosperità ad ogni costo. Anche a discapito dell’etica.
Niente di più sbagliato: l’uomo si realizza nel profondo mentre lavora, mentre crea, mentre costruisce. Quando riesce, cioè, a vedere il risultato, il “valore della propria opera” per sé e per la società.
È qui che si evidenzia il concetto di bene comune: una nozione che va oltre l’utilitarismo e approfondisce la ricerca del benessere di tutti , non più del singolo.
Esaltando libertà, responsabilità, dignità, creatività attraverso un forte legame tra etica ed economia.
Questo significa che lo sviluppo economico deve essere fatto per l’uomo e a misura d’uomo.
Essere socialmente responsabili è un dovere primario delle imprese. E non è sufficiente soddisfare tutti gli obblighi giuridici, quindi la piena legalità. Occorre investire nel capitale umano, nel lavoro delle persone, nela promozione sociale del lavoro.
Il denaro e la sua accumulazione non potranno mai costituire le principali finalità dell’attività economica.
L’impresa bancaria come servizio: per lo sviluppo del paese, dei territori, delle economie locali e nazionali.
Ecco perché l’impresa bancaria dovrebbe essere progettata come un vero servizio. Un servizio volto a favorire la crescita della persona e della società.
Si deve fare impresa perseguendo finalità di utilità sociale generale, facendo leva sulla creatività dell’individuo.
In questo quadro, l’azienda bancaria si configura, prima di tutto, come una vera “comunità di lavoro”. Una comunità in cui ciascuno deve trarre il giusto vantaggio dalla propria opera.
In altre parole, l’interesse di ciascuno si raggiunge insieme a quello degli altri.
Ecco perché un assetto equilibrato dell’impresa bancaria richiede anche un pieno equilibrio delle remunerazioni.
Un’equa ripartizione dei compensi, che soddisfi il merito senza creare insostenibili posizioni di rendita e vantaggio; posizioni sconfinanti, talvolta, in un vero e proprio accaparramento di ricompense e premi.
L’impresa bancaria non può essere considerata un fatto privato, ma una forza al servizio della comunità: uno strumento soggetto a vincoli, capace di trasformare il lavoro in valore.
Spesso le banche si sono allontanate dalla loro missione originale di sostegno dell’economia reale, per perseguire profitti speculativi a discapito dell’interesse generale.
L’eccessiva concentrazione di poteri decisionali in poche mani, la ricerca ossessiva di risultati “sensazionalistici” ha preteso di trasformare i lavoratori delle banche in semplici venditori di prodotti standardizzati, assoggettati al miraggio di elevati bonus monetari.
Occorre allora, nelle banche, riscoprire la partecipazione e il valore personale dei propri atti: la libera creatività e l’iniziativa personale sono gli antidoti all’appiattimento.
Banchieri e top-manager hanno una grande responsabilità: dimostrare di saper utilizzare il denaro come strumento di sviluppo, sostenendo il rilancio dell’economia, senza dispersione di tutele e diritti.