Mario Draghi, Presidente della BCE, ha plasmato una visione dell’Europa propositiva e in crescendo. Ecco, in cinque brevi punti, una guida al suo operato.
Dopo un 2016 passato ad abbassare i tassi e a stimolare la crescita con il QE, il 2017 riserverà qualche significativo cambio di rotta nel cammino della Banca Centrale Europea, guidata dall’italiano Mario Draghi.
Dal 2011, anno in cui è stato eletto presidente BCE, Draghi si è guadagnato il titolo di salvatore dell’eurozona, insieme al “copyright” di una visione d’Europa propositiva e costruttiva.
Ecco, in 5 punti, la sua filosofia.
- Incondizionato Sì all’Euro
Draghi ha sempre avuto le idee chiare: dall’euro non si torna indietro. Come ha ricordato poche settimane fa a Lubiana, senza l’Unione gli europei sarebbero non solo più poveri ma anche più indifesi. Secondo l’economista, se qualcosa non ha funzionato la soluzione non è distruggere tutto «ma correggere gli errori che hanno impedito all’Unione di funzionare come avrebbe dovuto». La sua ricetta è: più integrazione.
- Fiscal Compact
Dicembre 2011: Draghi lancia al Parlamento europeo l’idea di un contratto di finanza pubblica che rafforzi la disciplina dei conti. Conseguenza, la riduzione della sovranità nazionale in materia. È la nascita del fiscal compact: gli obiettivi di rispetto dell’indebitamento e del deficit diventano più stringenti e rigorosi, pena forti sanzioni. I mercati si placano e si creano i presupposti per nuove istituzioni europee come l’Unione bancaria.
- Tempo di riforme
Un continente che non cresce abbastanza e che non ritrova la strada dello sviluppo deve fare riforme e rinnovarsi tecnologicamente. Draghi lancia un messaggio chiaro: i governi devono attuare riforme strutturali, senza cullarsi nella stagione dei tassi sotto zero. E, se i governi non agiscono da soli, Draghi propone una governance europea delle riforme, come quella ottenuta per la disciplina di bilancio.
- Banche, datevi da fare!
A inizio del suo mandato, Draghi inaugura la stagione dei prestiti a buon mercato alle banche. Obiettivo, evitare il credit crunch e la paralisi economica.
Ricordando, però, che gli aiuti di Stato sono possibili solo in circostanze eccezionali, Draghi lancia ai banchieri anche un altro messaggio: i tassi bassi non devono essere l’alibi delle banche per tirare i remi in barca, bensì un incoraggiamento per adoperarsi con impegno verso la ripresa.
- Uno solo alla guida, specie nella scelta dei tempi
In Germania l’inflazione è ripartita e ha raggiunto il 2%. Il livello raggiunto indurrebbe la BCE a rialzare i tassi e ad avviare la riduzione del QE. Draghi ha chiarito, però, che cambierà la politica della Banca Centrale solo quando avrà due certezze. La prima, che il ritorno dell’inflazione non sia una parentesi temporanea ma reggerà a medio termine; la seconda, che il livello raggiunto riguardi tutta l’eurozona, e non solo la Germania.