È ancora lontano il raggiungimento di una pace vera, complice la disfatta dell’accordo al referendum del 2 ottobre scorso. E i diritti umani non sono ancora al sicuro.
«Signore e signori, c’è una guerra in meno nel mondo. Quella colombiana». Queste le parole risuonate sabato 10 dicembre nel municipio di Oslo per bocca del neo-Nobel per la pace Juan Manuel Santos.
Il Presidente della Repubblica colombiana è infatti stato Premiato con l’alta onorificenza per lo sforzo tenuto nei processi di riconciliazione con le FARC, i guerriglieri filo-marxisti delle Forze Armate Rivoluzionarie di Colombia.
Dopo mezzo secolo di guerra civile, l’impegno di Santos ha contribuito a condurre allo storico accordo di pace dello scorso 24 novembre.
Il presidente colombiano si è detto grato e onorato del premio, dichiarando di accettarlo “in nome del popolo che ha sofferto così tanto durante questa guerra” e definendolo “un grande stimolo” per costruire la pace in Colombia.
Santos ha voluto dedicare il Nobel in primo luogo alle vittime, sottolineando di ritirarlo in loro nome, ma ha poi subito aggiunto che appartiene anche ai negoziatori di ambedue le parti, e alle Forze Armate nazionali.
Ingrid Betancourt (l’ex ostaggio franco-colombiano delle Farc in Colombia) non ha saputo trattenere le lacrime e ha espresso grande soddisfazione per la decisione di Oslo. “Sono ottimista per il futuro”, ha aggiunto.
Su Twitter è apparsa, invece, la prima reazione del comandante delle Farc, Rodrigo Londono, alias Timochenko: “L’unico premio al quale aspiriamo è quello della pace con giustizia sociale, senza paramilitarismo, senza rappresaglie e senza menzogne”.
DOPO LO STORICO ACCORDO, LE INCERTEZZE
Sono ancora molte le incertezze nel raggiungimento definitivo di una pace vera, specie dopo la bocciatura dell’accordo al referendum del 2 ottobre.
Perché la vittoria del “no” al referendum
Secondo lo scrittore colombiano Santiago Gamboa, il “no” ha vinto perché «c’erano in gioco gli interessi economici di chi fa affari con la guerra. È la più bassa e ridicola politica. C’è un settore dell’estrema destra che vuole continuare a fare la guerra alle Farc e non vuole che sia senza armi».
Per Gamboa, ha giocato a favore del “no” anche l’ignoranza di gran parte della popolazione: «L’ex presidente Alvaro Uribe è riuscito a convincere molti elettori che in caso di vittoria del “no” il Paese sarebbe diventato comunista. I promotori del “no” hanno perciò sfruttato la grande ignoranza che c’è in campo politico: in Colombia molti cittadini sono poco istruiti e non dispongono di mezzi alternativi di informazione. Uribe ha davanti un gran futuro politico. Può fare quello che vuole», conclude Santiago Gamboa.
Entra in gioco l’ex Presidente Uribe
Sembra, infatti, che l’ex presidente Alvaro Uribe possa rappresentare il possibile candidato presidenziale nelle elezioni del 2018. Il sostegno della popolazione è massiccio, arriva quasi al 43%.
L’obiettivo dichiarato dal comandante delle FARC è però «un governo nazionale di transizione per implementare gli accordi di pace».
Richiesta prontamente disapprovata dal democratico Uribe.
Queste le sue parole: “Non si firma la pace con un gruppo che vive e prospera trafficando in cocaina. Le Farc sono persone che posseggono grandi ricchezze, che hanno sequestrato, ucciso, fatto sparire migliaia di persone. Gente che non è disposta a sganciare neanche un centesimo per risarcire le vittime. Con il denaro accumulato in questo mezzo secolo sono in grado di organizzare il più grande arsenale del mondo”.
Nella sua dichiarazione, Uribe sottolinea, inoltre, un rifiuto generale verso le Farc anche da Washington. L’ex presidente ha incontrato vari rappresentanti repubblicani, ora molto vicini al neo Presidente Trump. Tutti chiedono di tagliare i fondi stanziati da Obama per il post-conflitto.
Le vittime sono davvero al centro dell’accordo di pace?
Il discorso di Santos si è concentrato nell’omaggio alle vittime del conflitto.
Santos ha sottolineato come, paradossalmente, siano state queste ultime le più propense a “perdonare, riconciliarsi, affrontare il futuro con il cuore libero d’odio”.
(vedi: dichiarazione di Betancourt; di Clara Rojas; dello scrittore Héctor Abad Faciolince, il cui padre è stato massacrato dai paramilitari; di Leyner Palacio, sopravvissuta a un attacco bomba della guerriglia).
Ci sono, tuttavia, dati molto preoccupanti che non permettono affatto un’ottimistica visione del prossimo futuro.
Solo nel 2016 si sono registrati 94 omicidi di esponenti di gruppi che agiscono in difesa dei diritti umani.
È la cifra più alta degli ultimi sei anni, 31 casi in più rispetto al 2015.
Si registra anche l’esecuzione di 46 attentati contro leader sociali, oltre 300 casi di intimidazione e cinque sparizioni. Uno di questi riguarda la dirigente portavoce di Marcha Patriótica, Piedad Cordoba. Membro di Poder Ciudadano ed ex senatrice, Cordoba è stata minacciata di morte.
I gruppi paramilitari
La causa di questa grave situazione è da attribuirsi alla presenza del fenomeno paramilitare sul territorio. Questi attacchi, infatti, sono portati avanti essenzialmente dai gruppi paramilitari.
È, al momento, l’esistenza di questi gruppi a costituire uno dei maggiori pericoli per la pace in Colombia.
Un Nobel “politico” per incoraggiare gli accordi di pace?
Secondo molti analisti, il Premio Nobel per la Pace assegnato a Santos rappresenta un mandato. Una sorta di incoraggiamento, da parte della comunità internazionale, per far proseguire gli accordi di pace firmati il 26 settembre. L’accordo con la guerriglia è stato bocciato dal referendum popolare, ma il comitato per il Nobel ha voluto premiare il presidente. Infatti, il giorno dopo la sconfitta, Santos ha invitato le parti a partecipare a un ampio dialogo nazionale perché il processo di pace continui.
Ad Assisi, consegna della Lampada della Pace di San Francesco al Presidente Santos
E ad Assisi, sabato 17 dicembre, Juan Manuel Santos riceverà la lampada di San Francesco. Ulteriore riconoscimento, naturalmente, al suo impegno negli accordi di pace con le Farc.
La cerimonia si terrà nella Basilica Superiore di San Francesco d’Assisi, prima del XXXI Concerto di Natale.
Il Presidente colombiano sarà accolto dal Custode del Sacro Convento, padre Mauro Gambetti. Santos terrà una Lectio Magistralis in cui illustrerà lo storico accordo raggiunto. L’evento sarà anche l’occasione per approfondire i temi della fraternità e del dialogo. Con l’augurio che la Colombia possa, dopo un lungo e difficile cammino, arrivare presto alla pace.